OS

Copertina del disco: foto scattata da Maria Piacentini, grafica di Marta Viviani.

OS è stato registrato presso Artesuono da Stefano Amerio ed è stato prodotto da Francesco Orio e Simone Di Benedetto.

  • Francesco Orio: piano, sonorio, composizioni;
  • Simone Di Benedetto: contrabbasso, composizioni;
  • Davide Bussoleni: batteria.

Contributors:

  • Luca Perciballi: elettronica, composizioni (tracce 1, 12);
  • Camilla Battaglia: voce (traccia 11);
  • Umberto Petrin: voce e testi (tracce 4, 10);
  • Maria Piacentini: voce (traccia 8);
  • Pu Minfeng: voce e testi (tracce 7, 12);
  • Federico Calcagno: clarinetto (traccia 1, bonus track);
  • Francesca Gaza: voce (traccia 1, bonus track);
  • Eleonora Filipponi: voce (traccia 5);
  • Marco Marasco: voce (traccia 4).

Tracklist

  1. Dame ne regardes pas
  2. Kyrie
  3. Sommarlat
  4. Orationis (Per vie differenti – Ave Maria – Victimae Paschali)
  5. Cum dederit
  6. Kunde
  7. Sunrise
  8. Atras da porta
  9. Pierrot Rondò
  10. A cala aca la cala a anca la ca la
  11. OMG a green Percivalley
  12. Pork and Clarinet

Note di copertina

“Chi fa musica davvero, facendone non solo un mestiere ma una missione, sa bene che una delle migliori qualità che essa possiede è quella di non significare assolutamente nulla: è incredibile, persino per i neuroscienziati, come la specie umana sia così attratta da un insieme di suoni, rumori, vibrazioni che non hanno assolutamente né vantaggi adattivi per la specie né un significato intrinseco. Finiamo per trovarlo noi come ascoltatori ma senza afferrarlo del tutto; in poche parole la musica è fertile perché sfuggente. 

Al polo opposto la parola è talmente carica di significato da essere praticamente isomorfa al pensiero umano stesso: da molto tempo ormai i filosofi dibattono su questo aspetto  fino ad arrivare a chi, come Wittgenstein, ha basato molta della sua ricerca sulla logica della parola e dei significati.

L’unico trait d’union possibile fra queste due polarità è la voce: imprescindibile veicolo d’espressione sia della parola che della musica. La vocalità è veicolo di entrambe e condivide con la prima la possibilità significante e con la seconda una certa magia, un alone di mistero che diventa difficile, ironicamente, verbalizzare. 

Un disco in piano trio è una scelta ambiziosa: la letteratura a riguardo è sterminata (basterebbe Bill Evans ma la lista è lunghissima) e il format richiede abilità tecniche sia come singolo che come gruppo. 

Un disco in piano trio che abbia al centro della sua indagine la vocalità nella Storia, quella vera che comprende il gregoriano come Chico Barque, è un progetto tremendamente ambizioso. 

Francesco Orio con OS vince decisamente la sfida: vede premiata la sua ambizione perché ci presenta un prodotto di altissimo livello, dove la riflessione tocca tutti i nodi principali dell’argomento. Innanzitutto il pianoforte è suonato con grande magistero tecnico, in modo rispettoso della storia intera ma assolutamente contemporaneo, portando avanti un vocabolario intervallare assolutamente fresco ed interessante. I suoi sodali Simone Di Benedetto e Davide Bussoleni sono non solo supportivi ma estremamente creativi e sempre in ascolto.

La visione della vocalità è talmente ad ampio spettro da essere quasi sconvolgente: della voce si analizzano emissioni, repertori storici, modi di attacco, qualità sonore e da essa si prendono tecniche e spunti esecutivi e compositivi. 

Da ultimo l’attenta regia rispetto agli interventi dei numerosi ospiti denota un certo talento drammaturgico: spesso alcuni brani sono costruiti proprio a partire dall’input dell’ospite di turno o, come nel mio caso, sono affidati in toto alla persona scelta, avendo ben chiara la destinazione finale del materiale prodotto.

In sintesi ci troviamo di fronte ad un lavoro completo, che mira in alto e riesce nell’intento.

In tempi difficili come questi, dove regna incertezza sociale, culturale ed economica credo sia un bellissimo segnale che opere come OS vengano pensate, composte e realizzate; il messaggio che questo lavoro, perfettamente inserito nelle nuove proposte di un’Europa sempre in fermento culturale, sa comunicare è la speranza che le idee, inutili e difficilmente collocabili come le più compiute esperienze artistiche, sappiano mantenere in moto la coscienza collettiva e il pensiero umano.

Luca Perciballi